Ail: senza l' autorizzazione dell' Aifa non è possibile dare una speranza a chi ha provato tante terapie e lottato per la propria sopravvivenza
"Speriamo che la battaglia di Lollo non sia stata vana e che presto l' Aifa renda disponibile le Car-T anche per i cittadini italiani. Ogni mese infatti circa 30 persone muoiono nel nostro Paese, senza poter utilizzare le Car-T, disponibili in Europa già dal giugno del 2018". A parlare all' Adnkronos Salute è Felice Bombaci, responsabile nazionale Gruppi Ail Pazienti - Associazione Italiana contro le leucemie i linfomi e il mieloma onlus, a margine del 'Post San Diego 2018' a Bologna. Meeting che a due mesi dalla conclusione dell' Ash (il congresso mondiale dell' American Society of Hematology) presenta in Italia tutte le novità per il settore. Bombaci ricorda la vicenda di 'Lollo', ovvero Lorenzo Farinelli, il medico 34enne colpito da linfoma che a fine gennaio aveva lanciato un appello sul web per raccogliere fondi per una cura. Lorenzo è scomparso pochi giorni fa.
"In Italia ci sono centri già pronti ad utilizzare questa nuova frontiera terapeutica ma senza l' autorizzazione dell' Aifa non è possibile dare una speranza a chi ha provato tante terapie e lottato per la propria sopravvivenza", conclude Bombaci.
"La Car-T non è per tutti ma per pazienti selezionati, nell' ambito dei linfomi a grandi cellule abbiamo stimato in Italia 250-300 pazienti l' anno - aggiunge Zinzani - Non abbiamo a che fare con unfarmaco ma con un prodotto cellulare che, in un contesto di una situazione inguaribile, può curare il paziente. Alcuni studi presentati a San Diego hanno dimostrato che circa il 40% dei pazienti trattati può guarire e ci sono pazienti a cinque anni che stanno bene dopo il trattamento. Nella leucemia linfatica cronica ci sono risultati molto importanti". "Le Car-T non sono una moda ma sono qui per restare. Il vantaggio di questo approccio è che non guarda cosa c' è dentro le cellule 'cattive' ma riesce a selezionarle senza subire il rigetto che avviene invece con i farmaci chemioterapici. È come se in uno stadio pieno si potesse selezionare solo chi ha un berretto rosso, ed intervenire con successo", conclude Zinzani.
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